Gli Holiday Inn sono un duo italo-francese formato da Gabor e Bob Junior che inoltre sono tra quelli che mandano avanti lo splendido Arci Fanfulla al Pigneto. Come ad esempio Maria Violenza, i Bobsleigh Baby, Acchiappapshirt, gli Hiroshima Rocks Around, i Trans Upper Egypt, si sono formati nella piccola-grande frenesia musical-culturale di Roma Est (Pigneto, Tor Pignattara, Prenestina, Casilina). Il loro suono sta nel mezzo tra una band proto-elettronica del CBGB’s come i Suicide e la periferia romana che trema di rabbia e disagio.
Intervista a cura di Paolo Camellini
Com’è nato il vostro duo?
Gabor: Holiday Inn nascono quasi casualmente in una torbida estate romana, nel 2012. Frequentavo spesso Il Fanfulla in quel periodo, con Manu ci conoscevamo abbastanza bene, avevamo gusti musicali molto simili ed eravamo fan l’uno dei progetti musicali dell’altro.
Un bel giorno mi fa ‘Ho 5 pezzi di tastiera super minimale e superacida. Cerco un cantante punk, ti va di provare ?’. Rimasi un po’ spiazzato perchè non avevo mai fatto un progetto senza imbracciare la chitarra. Decidemmo di provare, a cazzeggio. Dopo la prima prova avevamo 5 pezzi.
Bob: Dall’esigenza di un suono minimale e senza psichedelia.
C’era qualche cosa che volevate esprimere con gli Holiday Inn che non avevate ancora l’occasione di dire con gli altri vostri progetti musicali?
Gabor: Beh, Holiday Inn ha un approccio molto diretto. Anche se con gli altri progetti c’è sempre stata un’attitudine punk con Holiday Inn, forse proprio perchè mi sono ritrovato da solo con un microfono, mi sono sentito ancora più libero di fare il cazzo che mi va.
Ho iniziato scrivendo testi abbasta duri, gente che muore tra conati di vomito, dialoghi tra sicari, teorie di distruzione totale. Ma c’è anche tanta ironia di fondo.
Bob: Acidità e impatto frontale.
La rabbia nella vostra musica è qualcosa di comprensibile solo per chi vive in una grande metropoli?
Gabor: Sicuramente è tutto molto urbano però di fondo c’è quel disagio che, bene o male, è comune un po’ a tutti, da quelli che abitano nel paesino sperduto a quelli che prendono la metro tutti i giorni.
Bob: No, penso che in campagna siano ancora più rabbiosi!
Fare musica, il tentativo di mantenere spazi musicali e culturali è una difesa o una reazione?
Gabor: Trovo che sia più che altro un “AZIONE”, un qualcosa che facciamo per proporre cose che ci piacciono, per esprimerci, per far vedere che ci siamo, sempre, nel bene e nel male, che vi piaccia o no.
Bob: Un’ esigenza di vita.
Qual è il segreto per tenere un locale attivo e vivace, a parte dormire poco?
Gabor: Eh, chi lo sa. Sicuramente tanta dedizione che però, nel caso del Fanfulla, viene un po’ da se: io c’andrei tutti i giorni anche se non ci lavorassi!
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