Ghirba - Biosteria della Gabella

A cura di Paolo Camellini

Gautier e Maria sono i BÂTON BLEU. Due anni orsono hanno trovato il crossroad tra blues, musica africana, mediterranea e orientale. Viaggiano l’Europa senza sosta con il loro concerto dove nessuno riesce a stare fermo e a non battere le mani e i piedi.

Com’è nato il vostro progetto?

MARIA – Dal nostro amore per il blues: Blind Willie Johson, Ledbeally, Howlin’ Wolf, ma anche Seth Augustus e in maniera più ampia Nick Cave.

GAUTIER – Veniamo da universi musicali diversissimi: io dalla musica tribale e sperimentale e Maria dalla world music. Quindi è il blues che ha unito le nostre energie.

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Da dove viene il vostro amore per la musica africana e afro-americana?

MARIA – Mio padre ha ascoltato questa musica per tutta la mia infanzia; poi all’università, durante i miei studi di musicologia, ho approfondito il blues.

GAUTIER – James Brown mi ha affascinato fin da piccolo. Da adolescente ascoltavo il rock e il metal e all’università un mio amico mi ha fatto scoprire Nick Cave. Colpo di fulmine totale! La rilettura del blues nei suoi primi album solisti mi ha sconvolto. Allora ho approfondito la questione dopo aver conosciuto il bluesman Seth Augustus di cui avevo organizzato un tour in Europa con dei miei amici. Lui mi ha regalato e avviato all’antologia completa del blues e del folk americano. Allora mi sono convinto che sono stati esplorati troppo pochi territori del blues, sempre gli stessi! Perciò ho preso la zappa e sono entrato nella miniera!

C’è qualche regione della Francia che assomiglia al sud degli Stati Uniti, per l’atmosfera e la musica?

GAUTIER – Domanda interessante! Per la musica, non saprei. Per il clima, non ne ho idea!

Qual è l’idea dietro al suonare uno strumento orientale nella vostra musica?

MARIA – Noi effettivamente usiamo il toovshuur, liuto mongolo dalla testa di cigno. E’ uno strumento che suono nei Meikhaneh, il mio gruppo di world music. Il toovshuur mi è sembrato subito appropriato per suonare il blues, perché ricorda alcuni liuti africani a due corde che sono all’origine del blues. E anche perché è uno strumento molto essenziale.

GAUTIER – Ci sono degli elementi in comune tra il blues e la musica mongola, ad esempio l’uso del canto di gola – ascolta il predicatore Blind Willie Johnson! – Lo si può vedere nel documentario Genghis Blues.

Il vostro modo di esibirvi è molto coinvolgente e trascinante. Sperate di fare dei tour anche oltre l’Europa?

MARIA e GAUTIER – Grazie! Sì, ci piacerebbe molto suonare dappertutto! A cominciare dagli Stati Uniti, l’Africa e il Giappone! Per ora il nostro prossimo obiettivo è la Grecia, un’altra influenza importante per i Bâton Bleu. Ma questa è un’altra storia.

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