I fotografi hanno scartato queste foto perché scorrette, ma una mostra le recupera per farci riflettere sui rischi del digitale
Tutte le nostre foto potrebbero scomparire in un solo clic. Finite, buttate nel cestino e magari cancellate per sbaglio. Cosa perderemmo se ciò accadesse? Quanto dureranno ancora i nostri archivi digitali, prima di bruciare? Ai fotografi di Fotografia Europea – Circuito OFF di via Roma (a Reggio Emilia dal 5 al 14 maggio 2017) è stato chiesto di guardare dentro al cestino del proprio computer. Di cercare una foto tra le tante cancellate, una foto che meritasse di essere salvata.
Così è nata la mostra “aiuto foto cancellate per sbaglio” (AA.VV., a cura di Irene Russo), che concretizza l’ispirazione di tutto l’itinerario di Fotografia Europea – Circuito OFF di via Roma. Un riferimento alle sgrammaticate ricerche Google di chi tenta di rimediare all’irrimediabile: la perdita accidentale e indesiderata del proprio archivio fotografico. In relazione con il tema dell’edizione di quest’anno – “Mappe del tempo. Memoria, archivi, futuro” – si dichiara l’anima pop di questo quartiere di Reggio Emilia e si lancia una riflessione su quello che oggi la fotografia rappresenta per i milioni di utenti al mondo: una pratica quotidiana di conservazione della memoria, senza l’ambizione di consegnarla alla storia e nemmeno ai festival di fotografia.
Durante il festival (5-14 maggio 2017) venite in via Roma a guardare cosa è stato salvato per essere fisicamente riattaccato sul cestino. E se volete saperne di più sulle ragioni che hanno spinti i fotografi a cestinare queste foto, leggete cosa ci hanno raccontato.
- Alessandra Calò – La foto che ho scelto dal mio cestino si chiamava “pizzo” ed ora si chiama “Alessandra Calò”. Originariamente era quadrata ma forse il taglio rettangolare la fa assomigliare di più al cuscino che ho immortalato quella mattina. è stata cestinata perché faceva parte di un progetto che – per ragioni non legate alla mia volontà – non è stato possibile realizzare.
- Francesco Presepi – La foto era parte di un progetto fotografico basato sulla storia di un portoghese di mezza età, che sta ridando significato alla parola “casa” invadendo gli spazi di quello che rimane della Ex Colonia Varese, rudere in veloce deterioramento affacciato sul mar Adriatico. L’ho scartata in quanto penso non sia del tutto coerente con questo progetto che sto portando avanti da quasi 3 anni.
- Roberta Grassi – Allegra Cabassi Borzacchi – È la prima foto che mia figlia ha scattato dal terrazzino di casa con la sua prima macchina fotografica digitale, regalo del suo tredicesimo compleanno. È disordinata: l’ha lasciata sul desktop ed è finita nel cestino perché fuori posto.
- Massimo Romolotti – Manca una messa a fuoco selettiva, l’immagine è piatta, non c’è contrasto, disturba il movimento accentuato dell’asfalto della strada che scorreva sotto il telaio giallo della bicicletta!. Pedalavo in un caldo e umido pomeriggio di agosto in quel del Lido di Spina (Lidi Ferraresi)…
- Sandra Lazzarini – Non svuoto mai il cestino e questa foto è datata 2013, l’ho trovata tra mille foto e soprattutto tra infiniti autoritratti che mi scatto frequentemente. In questa foto non mi piaccio e non mi piace l’espressione che ho: mi preferivo con gli occhi chiusi quasi addormentati, piuttosto che con uno sguardo perso nel vuoto e a tratti un po’ sornione.
- Sara Lando – Foto scartata perché il fuoco è sul sopracciglio invece di essere sull’occhio e non mi piace il taglio dell’orecchio
- Alfio Ansalotti – “L’ho scartata perché non mi piace il primo piano sfocato e lo sfondo a fuoco. Ne ho tenuta una che l’ho fatta al contrario”
- Anna Voig – Gettata perché simile a un’altra, il fuoco è sbagliato perché doveva essere su Turrell.
- Annarita Mantovani – Questa foto era finita nel cestino era mossa e sovraesposta, ma proprio questi suoi difetti sono diventati punti di forza per “trasformarla” in un opera onirica e pittorica pur rimanendo una fotografia.
- Chiara Veronica – Mentre lavoravo al progetto “La floricoltura” per il circuito di Via Roma, mi sono accorta che erano spariti i negativi di due rullini. Ho cercato a lungo, perdendo le speranze… Di quei rullino mi sono rimaste soltanto le scansioni. Sono tornata sul posto per scattare altre foto, ma il geco non c’era più… benché fosse finto, di plastica!
- Luana Rigolli – Ho cancellato questa foto per un errore (mai successo prima di ora) della mia macchina. Mi ha lasciato la banda nera che vedi nella parte inferiore della foto. Sinceramente non so cosa possa essere successo.
- Margherita Serri – A dicembre mi sono operata al tendine della mano destra e non potendo uscire a fotografare per più di un mese in quei giorni mi sono messa a pc usando solo la mano sinistra (sono alquanto impedita con la sinistra) e mentre facevo la conversione al Bianco & Nero non so come è finita nel cestino. Ovviamente la foto è stata recuperata e convertita!
- Hans Burger – I tempi di crisi e i ricordi legati ad essi sembrano, con l’occhio del presente, leggeri. Lasciano alla riflessione un attimo in cui sentirsi quietamente sopravvissuti e questa foto. Fototessera di una persona importante della mia famiglia. Scartata tutta una serie di 10.
- Denise Ania – Istanbul 2016. Il motivo per cui l’ho scartata: l’autoritratto è una pratica sempre più frequente nel mio quotidiano. Mi permette di misurarmi, tenermi d’occhio, fermare qualcosa di me che sento essere in bilico. Ogni tanto capita che riesca a “riconoscermi”, tante altre volte questo non accade.
- Valentina Sarti – “Questa foto è stata eliminata dopo un lungo processo di editing perché per me era stata una foto casuale, scattata senza guardare mentre ero seduta per aspettare l’autobus, presa dalla noia e dal l’urgenza di finire il rullino. Non aveva un’idea precisa dietro, e quindi per me non aveva senso”
- Maria Chiara Delfini – È un autoritratto. l’avevo cancellata perché a volte ci si butta via. Poi mi vado a riprendere, felice.
- Barbara Campani – Si trovava nel cestino non per errore, ma perché avendola copiata su un hard disk esterno la volevo eliminare dal computer su cui lavoro abitualmente per fare spazio…
- Carolina Cuneo – La foto era finita nel cestino per disattenzione, ma poi è diventato un lavoro.
- Anna Fornaciari – È stata scattata durante l’inaugurazione del Centro Pecci di Prato ed è stata scartata perché c’era troppo riflesso.
- Anastasia Fontanesi – Scattata dal treno in Svezia e scartata perché l’erba era venuta troppo mossa.
- Damiano Bonazzi – Una persona è coperta da un’altra, e senza volerlo un raggio di sole è entrato nell’obbiettivo.
- Marcella Fava – Quando ho scattato queste foto e ho convertito i raw in formato jpeg, ho salvato i jpeg in bassa risoluzione, in quanto servivano unicamente per instagram e mai avrei pensato che marco volesse questa foto per se, quindi ho cancellato i raw. nel frattempo è passato un mese, e continuavo a cancellare file non più utilizzati ma senza mai svuotare il cestino, riempiendo così ben 50 giga di file. A quel punto marco viene da me con la fatidica domanda: mi passi quella foto in alta risoluzione, per favore? cercarla nel cestino è stato interminabile, finché non l’ho trovata e consegnata.
- Lorenzo Taccioli – “Ho cestinato lo scatto per via del fuori fuoco sul viso del soggetto e, soprattutto, per i suoi occhi sgranati. Mentre scattavo qualche ritratto a City Life (Milano), Stefano non riusciva a tenere gli occhi aperti a causa del sole diretto sui suoi occhi chiari. Come faccio solitamente in questi casi mi sono accordato per scattare dopo aver contato fino a tre: in questo modo il soggetto può tenere gli occhi chiusi e aprirli all’ultimo istante senza strizzarli per via del sole…”
- Margherita Del Piano – “È una foto presa dal web e si vede la colazione che una famiglia marocchina di Milano ha offerto al papa in occasione della sua visita al quartiere popolare dove questa famiglia abita. lHo estrapolato il dettaglio della foto dal suo contesto e l’ho messa su un fondo colorato così diventa più “fiabesca”. L’ho poi cestinata perché mi ci sarebbe voluto un sacco di tempo per lavorarla bene ma in quel momento non ce l’avevo”
- Andrea Piotto – “Questa immagine era finita nel cestino per due motivi: perché non rientrava nel taglio che volevo dare all’album di cui avrebbe dovuto fare parte, un diario fotografico dell’ultimo Fuorisalone meneghino, e perché per timidezza in quel momento ho inquadrato cercando di non dare nell’occhio, di nascosto, e il risultato non spiega bene il soggetto dello scatto, una piccola ruspa, munita di labbra con tanto di rossetto, che era rimasta in panne e riceveva soccorso dall’amico della macchina affianco, provvisto di cavi per un ponte elettrico. Sono felice di riesumarla perché manterrà vivo un ricordo e un sorriso”
- Silvio Dei Fogolari – Scartata in quanto è sbagliato il punto originale di ripresa.
- Alberto Marchesi – L’ho scartata perché la corolla non era a fuoco e non ero soddisfatto l’inquadratura.
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